La Sfinge di Giza
Guardia alla piramide di Chefren, la Sfinge è la più antica scultura monumentale d'Egitto. Gli archeologi la collocano intorno al 2500 a.c. l' ne attribuiscono l'ispirazione di Chefren. è alta 20 m e ha il corpo allungato, le zampe protese e un copricapo reale.
Fu scolpita in un affioramento di roccia naturale sulla lui base furono aggiunti alcuni blocchi di pietra in occasione delle numerose ristrutturazioni, a partire dalla XVIII dinastia.
Sono tanti i racconti sul naso della Sfinge di Giza, secondo le quali la sua distruzione avvenne o per un colpo sparato da un mamelucco, un ottomano o un francese. In realtà andò perso prima del XV secolo.
In origine la Sfinge aveva anche una finta barba stilizzata, simbolo di regalità, ma anch'essa scomparve. Un pezzo di roccia prelevato dal luogo in cui essa sorgeva sulla sabbia oggi è conservato nel British Museum di Londra.
Di fronte alla statua sorgono i resti del Tempio della Sfinge, attualmente chiuso al pubblico. L'area circostante la Sfinge è accessìbile dal tempio della Valle di Chefren, uno dei più antichi templi ancora esistenti in Egitto.
Il tempio funge ora da piattaforma di osservazione per il pubblico in estasi davanti alla Sfinge, la favolosa creatura con corpo di leone e volto umano, nota ai primi arabi come Abu el-Hai, Padre del Terrore. Sebbene sia un soggetto anche troppo dibattuto - una teoria vuole che sia antecedente all' epoca egizia, frutto di una civiltà molto più antica e scomparsa - gli archeologi concordano nel ritenere che la Sfinge sia stata scolpita durante il regno di Chefren.
Si tratterebbe infatti di una raffigurazione emblematica del re, il cui corpo leonino costituirebbe l'archetipo della regalità e la testa regale, cinta dal nemes (copricapo portato dai soli faraoni), il potere. Intagliata in un unico sperone roccioso, tranne le zampe realizzate con blocchi di riporto, rappresenta il più antico esempio di scultura monumentale dell'antico Egitto.
Alcune parti della creatura spiccano per il loro biancore, risultante dai lavori di restauro intrapresi negli anni '90, anche se sono documentati lavori risalenti alla XVIII Dinastia, quando fu posta la stele che si erge tuttora fra le zampe anteriori, che descrive come il faraone Thutmosi IV liberò il monumento dalle sabbie che la ricoprivano.